Project Description
L’ARTE DEL VOLONTARIATO
UN CALENDARIO TRA ARTE E VISSUTO ASSOCIATIVO
Anteas Nazionale e Anteas Grande Arcella, Padova, 2019-2020
È stata un’esperienza intensa di sguardi, ma anche di ascolto dei vissuti di ciascuno, dove il gruppo si è fatto cassa di risonanza. Gli sguardi e l’ascolto, dunque, come un modo di prendersi cura. Per fare questo è stato necessario darsi del tempo, e darsi del tempo per stare insieme, anche delle ore, a contemplare un’opera d’arte, è un regalo, un dono.
Simona Bodo e Maria Grazia Panigada, curatrici del percorso di narrazione
In queste poche parole è racchiuso il senso del percorso vissuto da dodici volontari di Anteas Grande Arcella nel Salone del Palazzo della Ragione, cuore civico di Padova (qui avevano sede i tribunali con giurisdizione sulla città e sul contado): un’esperienza condivisa di ascolto emotivo e di riflessione sulle proprie esperienze di volontariato e di vita associativa, innescata e amplificata dall’incontro con uno straordinario ciclo di affreschi dedicato all’influsso degli astri e ai cicli delle stagioni, ma anche alle relazioni e al lavoro dell’uomo.
Foto di Simona Bodo
Il percorso ha portato i volontari Anteas a compiere insieme questa esperienza, allargando lo sguardo e costruendo una relazione di “prossimità” con uno spazio che prima di allora avevano attraversato chissà quante altre volte, senza tuttavia fermarsi a interrogarlo per davvero, a farlo risuonare con i propri vissuti e le proprie memorie.
Strada facendo, i dodici narratori sono così diventati testimoni e nel contempo attori del legame tra il patrimonio artistico cittadino e la collettività che se ne prende cura.
I brevi racconti che ne sono emersi, intrecciati ad altrettante immagini (segni zodiacali, allegorie, scene di vita), attualizzano concetti legati a doppio filo all’esperienza del volontariato: “fiducia”, “tempo”, “dono”, “collaborazione”, “perseveranza”, “accudimento”, “mutualità”, “condivisione”, “comunità”.
Anteas Nazionale ha voluto condividere e diffondere questa esperienza attraverso la composizione di un Calendario pensato per attraversare i luoghi della vita familiare e associativa lungo tutto l’arco dell’anno, e nel contempo offrire un aggancio significativo alle manifestazioni di Padova Capitale del Volontariato del 2020.
Qualche estratto dalle narrazioni
Siamo appena partiti per la casa di riposo. Io non guido mai, il mio compito è quello di stare insieme al paziente, guardarlo negli occhi, rincuorarlo, distoglierlo dal destino che lo aspetta lontano da casa. E mi riesce spesso, di vedere il sorriso ritornare sulle labbra di queste persone anziane che quasi non riescono a muoversi, ma mi toccano la barba e mi affidano le loro storie. Allora chiedo all’autista di rallentare, di allungare il percorso per avere il tempo di ascoltare. […]
Ecco, per me quest’uomo che si tiene sospeso senza fatica nel tempo ci dice che il tempo è un dono prezioso.
Tra le due donne ritratte in questo affresco c’è un gesto di cura che richiama altri gesti, e mi ritrovo a pensarti, mamma.
Appoggio il mio capo sulle tue ginocchia, anche se non sai chi sono; tu accarezzi il mio capo anche se non ricordi più chi sono. Mamma… la fiducia in te non mi abbandona.Ora io appoggio le mie mani bagnate sul capo di questi ragazzi. Le mie mani colme d’acqua si aprono e, come una pioggia leggera, bagnano il loro viso; e loro, anche se esitanti, mi danno la loro fiducia. Un po’ alla volta si abbandonano alla carezza dell’acqua, al suo abbraccio. Ora la loro fiducia è totale, come quella di un figlio verso la madre.
Un lavoro lungo, lento ma indispensabile, perché possano fidarsi e abbandonarsi alla vita.
C’è un periodo della vita, la quiescenza, che ti invita a guardarti intorno e dentro di te. Ti poni la domanda: che faccio ora, come intendo impiegare un po’ del mio tempo? Un tempo che deve avere un valore, che non preveda mercede, ma riempia l’anima di buoni frutti.
In questa ricerca di senso mi sono venute in aiuto le escursioni in montagna. L’impegno nel salire e nello scendere non ostacolava la mia curiosità, lo stupore di fronte alla natura. Spesso mi attardavo, rimanendo l’ultimo del gruppo, per imparare a vedere.
Vedevo che tutto aveva un senso. Nulla era lì per caso: ogni fiore, ogni pianta, ogni sasso, ogni animale aveva un suo compito. La mutualità era il collante.
A volte incontravo un gregge intento a brucare l’erba sotto lo sguardo vigile dell’ariete; nulla lo distraeva, e per proteggere la sua comunità avrebbe impegnato tutta la sua forza.
Così mi sono imposto di osservare con occhi nuovi anche il mondo in cui vivevo…
Trovare la giusta misura nell’avvicinamento, nel volontariato come in tutte le relazioni umane, è un percorso difficile, un confine sottile.
In questo affresco, lo sfondo spoglio su cui si stagliano le due figure mi fa pensare che quando qualcuno sta male, come la donna seduta che tende il braccio, niente di quello che lo circonda è interessante.
Un uomo le si avvicina. Lei sembra cercare il suo aiuto, e contemporaneamente rifiutarlo. […] Il braccio del medico che pratica il salasso è quasi trasparente, come la leggerezza dell’aiuto dovrebbe essere una delle nostre costanti.Quando andiamo incontro agli altri, anche alla ricerca del loro benessere fisico, dobbiamo stare attenti che non ci siano dei muri, e se ci sono, dobbiamo capire come fare per aggirarli. È un percorso fatto di piccoli gesti di calore, che possono aprire una breccia nelle barriere che a volte erigiamo per difenderci.
Foto di Simona Bodo
Foto di Simona Bodo
Foto di Maria Grazia Panigada
Foto di Simona Bodo
Foto di Simona Bodo
Copertina del calendario
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